Ha ancora senso oggi, nel 2019, celebrare la giornata della donna?
La risposta non può che essere “sì”.
La lunga lotta per l’uguaglianza di genere, che ha portato ottimi risultati nel riconoscimento dei diritti formali del gentil sesso, non ha eliminato il fatto che le donne siano ancora vittime di discriminazioni nel mondo del lavoro, e maggiormente oberate rispetto agli uomini con riferimento ai compiti di cura familiare. Non si può dunque abbassare la guardia.
Anzi, riprendendo le parole attribuite a Simone de Beauvoir e rivolte a tutte le donne “Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili durante tutto il corso della vostra vita”.
Nel periodo di recessione nel quale stiamo vivendo le donne sono più esposte alla disoccupazione, alle disparità salariali e all’aumento delle ore pro capite di assistenza a figli e parenti. Occorre dunque promuoverne la piena autonomia e autodeterminazione, abbandonando invece ogni rappresentazione vittimistica della realtà femminile, che finisce per mantenere le donne in una situazione di inferiorità.
In questo momento assumono dunque particolare rilevanza i Comitati Unici di Garanzia, che, all’interno delle amministrazioni pubbliche, promuovono le pari opportunità di genere, e non solo, combattendo le violenze e le molestie sui luoghi di lavoro e soprattutto gli stereotipi e le discriminazioni che impediscono la piena valorizzazione delle persone.
I Comitati, anche attraverso il Forum Nazionale dei CUG, la rete che riunisce oltre 150 CUG di pubbliche amministrazioni nazionali, centrali e locali per un fruttuoso scambio di idee, competenze e buone prassi, rinnovano il loro impegno ad assicurare ambienti di lavoro in cui l’eguaglianza sostanziale sia il prerequisito non solo per una ambiente di lavoro più equo, ma per il pieno utilizzo delle competenze e della professionalità delle donne, in mancanza del quale ci sarebbe un incomprensibile spreco di risorse a danno dell’intera collettività.